Isole e Olena va alla rivoluzione
“Il cepparello anche con il tappo a vite”
Vive in Toscana da più di trent’anni ma non ha ancora smesso di sperimentare. In cantina come nei vigneti, a Isole e Olena come a Lessona (Piemonte), sua terra di origine, sulle bottiglie come sul vino. Se non fosse diventato famoso per il suo Cepparello (ma anche il resto della gamma è un bel biglietto da visita), Paolo de Marchi forse sarebbe stato un filosofo. Per capire il perché basta ascoltarlo.
Nella sua cantina si possono trovare bottiglie di Cepparello 2006 con il tappo a vite sul modello australiano. E’ quello il futuro del suo vino di punta?
“Partiamo da una premessa. Io sono contento quando il vino non sa di tappo. In Inghilterra e Australia per anni mi hanno chiesto di usare il tappo a vite e alla fine, dall’anno scorso con l’annata 2005, ho cominciato ad usarlosu una parte della produzione che finisce all’estero. Quest’anno l’ho usato ancor di più, sempre per l’estero. Secondo me funziona e credo che il Cepparello sia il primo grande rosso toscano con questo tipo di chiusura, ma non voglio obbligare nessuno a seguire questa strada. Dico solo che potrebbe essere perfetta per un Chianti Classico Riserva. Quella del Cepparello è stata una provocazione, ma penso che in Italia continuerò ad usare il tappo di sughero ancora per molto.”
Com’è stata la vendemmia 2009?
” Ottima qualità, ma la grandine di Agosto ho compromesso la qualità. Comunque preferisco sempre avere meno vino ma buono che il contrario.”
Il Cepparello 2006 è stato premiato anche quest’anno. Qual’è il segreto del successo?
“Non ci sono segreti particolari. Mi fa piacere che ci sia continuità, significa che nel vino si sente la firma del terreno e della vite, oltre che del lavoro dell’uomo che fa parte del ciclo produttivo e non solo.”
Come lo descriverebbe?
” E’ un vino caratterizzato dagli aromi tipici del Sangiovese, con una grande purezza di frutto, in particolare la ciliegia, con profumi di spezie e, quando invecchia, con sentori di cuoio, tabacco, carne. Il colore è trasparente e mai esasperato, segno che l’acidità è presente e questo lo rende adatto all’invecchiamento.”
In Piemonte ha “rianimato” la DOC Lessona. Quali sono i progetti in Toscana?
” Continuo a fare delle piccole sperimentazioni. Ad esempio, ho piantato qualche vite di Viognier, lo uso per il nostro Syrah sul modello del Rodano del nord. Da quando sono qua non ho mai smesso di battere strade alternative, ma più che di sperimentazione parlerei di tensione continua versa qualcosa di nuovo. Abbiamo bisogno di classicità, ma penso che la tradizione sia la mobilità da passato al futuro, la somma delle sperimentazioni fatte nel tempi che hanno dato esito positivo.”
Un po’ come la DOC Lessona.
“Quella è un esempio di classicità rinnovata. C’è il passato, perchè è la mia terra, c’è il presente e anche il futuro, perchè in Piemonte lavora mio figlio. Per me è una grande occasione, di quelle rare, perchè dopo i tanti anni di lavoro per arrivare al Cepparello ho potuto ricominciare da zero, ritornare giovane. Non capita a tutti.”
E nel futuro di Isole e Olena cosa c’è?
“Sicuramente so che cosa non c’è. Quando sono arrivato qui ho giurato che in Toscana non avrei mai piantato Nebbiolo, che invece abbiamo in Piemonte e vinifichiamo anche insieme a Vespolina e Croatina, che non avrei mai fatto un vino spumante e che non avrei ceduto alla tentazione di provare a lavorare il Pinot Nero. Sono tre prodotti lontani dalla tradizione della Toscana. Lo confermo, anche se.. .”
Anche se…
” In Effetti la sfida del Pinot Nero poi l’ho raccolta, ma solo in Piemonte. Più che altro mi è servita per ripulire una collina abbandonata, la quantità è talmente limitata che non credo andrà mai in commercio. Dopo il Sangiovese e il Nebbiolo, però, misurarmi anche col Pinot Nero è stata una bella sensazione, ma il vino al quale resto più affezionato è sempre il Cepparello.”